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mercoledì 8 novembre 2017

Costola Incrinata:come riconoscerla, sintomi e cure

Una costola incrinata è una costola che - a seguito di un trauma al torace - risulta indolenzita e dolente , specie durante gli atti di respirazione profonda. Talvolta, l'incrinatura costale interessa anche i muscoli intercostali, cioè i muscoli frapposti fra costola e costola.
costola incrinataGli eventi traumatici che più comunemente sono causa di incrinatura costale sono i colpi al torace ricevuti durante uno sport di contatto, gli impatti automobilistici, le cadute dalle scale e una tosse particolarmente violenta o prolungata nel tempo.
Per stilare una diagnosi corretta, i medici devono ricorrere, in aggiunta all'esame obiettivo, ad alcuni esami strumentali di tipo radiologico.
La terapia prevede il riposo da qualsiasi attività pesante o pericolosa per le costole, l'applicazione di ghiaccio sulla zona dolorante e l'assunzione di farmaci antidolorifici.


Richiamo anatomico su costole e gabbia toracica

La gabbia toracica è quella struttura scheletrica che serve a proteggere organi vitali (come il cuore e i polmoni) e importanti vasi sanguigni (aorta, vene cave ecc).

Situata nella parte superiore del corpo umano, esattamente tra collo e diaframma, la gabbia toracica comprende:
  • Posteriormente, 12 vertebre;
  • Latero-anteriormente, 12 paia di costole (o coste);
  • Anteriormente, le cartilagini costali e un osso chiamato sterno.
Ogni paio di costole origina da una delle 12 vertebre posteriori, facenti parte della gabbia toracica.
Gabbia Toracica
Nella parte anteriore, le coste terminano con le cartilagini costali; queste ultime rappresentano il punto d'unione con lo sterno solo per le prime 7 paia di coste superiori. Infatti, dall'ottavo al decimo paio, le singole costole si uniscono (sempre tramite cartilagine) alla costa superiore (quindi le ottave alle settime, le none alle ottave ecc); mentre dal decimo al dodicesimo paio, sono libere.
Tra le costole ci sono numerosi muscoli, noti come muscoli intercostali. I muscoli intercostali consentono alla gabbia toracica di espandersi durante gli atti respiratori; pertanto giocano un ruolo fondamentale per l'introduzione dell'aria nei polmoni.

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Cos'è una costola incrinata?

Con il termine "Costola incrinata" si identifica la contusione di una costa della gabbia toracica, caratterizzata da indolenzimento ma non da fratture ossee. In particolari occasioni, alla presenza di una o più costole incrinate si associa anche un'alterazione dei muscoli intercostali.
Il meccanismo che porta alla comparsa di una costola incrinata è detto, nel linguaggio specialistico, incrinatura costale.
L'incrinatura costale è un infortunio abbastanza comune, di modesta gravità.

Cause
Una costola incrinata è quasi sempre conseguenza di un trauma diretto alla gabbia toracica.
Gli eventi traumatici che inducono più comunemente l'incrinatura costale sono:
I colpi ricevuti al torace durante un'attività sportiva, dov'è previsto il contatto fisico. Gli sport più a rischio sono il rugby, il football americano, l'hockey su ghiaccio, il calcio e la pallacanestro.
Gli incidenti automobilistici. In queste situazioni, l'impatto al torace può essere tale da alterare la normale struttura della gabbia toracica e di una o più costole.
Gli incidenti domestici, come una caduta dalle scale o a seguito di uno scivolamento su un terreno accidentato.
I contraccolpi al torace di una tosse violenta o di lunga durata. Potrà sembrare strano, ma anche piccoli urti, se ripetitivi, possono gravare sulla salute delle costole e indurre una loro alterazione. In alcuni sfortunati casi, sono in grado anche di provocare una frattura ossea.
Sintomi e Complicanze
Una costola incrinata è causa di dolore e, talvolta, anche di gonfiore ed ematoma, in corrispondenza dell'area traumatizzata.
 
PARTICOLARITA' DEL DOLORE

Il dolore che caratterizza una costola incrinata tende a peggiorare in alcune particolari circostanze:
  • Quando il paziente respira profondamente.
  • Con la compressione della zona toracica infortunata.
  • Con i movimenti di torsione e piegatura del corpo.
  • Quando il paziente dorme dalla parte della zona traumatizzata.
Se, a causa di un dolore molto intenso, il paziente fatica a respirare in maniera normale, sviluppa fiato corto (dispnea), mal di testa, vertigini, giramenti di testa, senso di stanchezza/sonnolenza ricorrente e ansia.

 QUANDO RIVOLGERSI AL MEDICO?


Quando un colpo al torace determina dolore persistente (soprattutto durante i respiri profondi), gonfiore e formazione di un ematoma, è bene contattare immediatamente il proprio medico curante o recarsi al più vicino centro ospedaliero, per un approfondimento della situazione.
Sintomi e segni per i quali è bene contattare il medico.
  • Presenza di dispnea
  • Dolore al torace che aumenta, invece di ridursi
  • Presenza di dolore alla spalla o all'addome
  • Tosse e febbre 
 COMPLICAZIONI

Non riuscire a respirare profondamente, a causa del dolore, può avere delle ripercussioni sulla salute dei polmoni, in alcuni casi anche molti gravi.
Infatti, può determinare l'insorgenza di polmoniti e infezioni polmonari di vario genere.
Inoltre, è importante ricordare ai lettori che un secondo colpo ai danni di una costola incrinata può determinarne la rottura. La frattura di una costola è un infortunio decisamente più serio dell'incrinatura, in quanto le estremità appuntite di una costa rotta possono ledere i vasi sanguigni toracici, i polmoni, il cuore e i principali organi addominali.

Nota bene: il fatto che, in presenza di una frattura alle costole, vasi sanguigni e organi toracici possano ledersi distingue, sotto il profilo puramente medico, la condizione di costola fratturata dalla condizione di costola incrinata.

Diagnosi

Una costola incrinata provoca sintomi e segni molto simili a quelli prodotti da una costola fratturata.
Pertanto, per distinguere le due condizioni, i medici devono far seguire a un accurato esame obiettivo anche degli esami strumentali di tipo radiologico.

ESAME OBIETTIVO
Durante l'esame obiettivo, il medico visita il paziente, ricercando eventuali segni clinici esterni (ematomi, gonfiore ecc), e lo interroga sui sintomi:

  • In che cosa consistono?
  • A seguito di quale evento sono comparsi?
  • Quali movimenti o gesti ne acuiscono l'intensità?
Domande di questo genere permettono di capire, a grandi linee, il problema di base e che cosa l'ha provocato. Dopo il questionario, l'esame obiettivo termina con la palpazione della zona dolorante (per vedere qual è la risposta del paziente), l'auscultazione dei polmoni e del cuore (alla ricerca di eventuali suoni anomali) e l'analisi del capo, del collo, del midollo spinale e del ventre.

ESAMI STRUMENTALI
Gli esami strumentali di tipo radiologico sono indispensabili per il raggiungimento di una diagnosi corretta e sicura.
Tra le procedure prescritte, solitamente rientrano:

  • I raggi X. In genere, permettono di stabilire con facilità se una costola è solo incrinata oppure fratturata. Risultano poco chiari soltanto in presenza di fratture lievi, non nette. I raggi X sono radiazioni ionizzanti nocive per la salute; tuttavia è bene ricordare che la dose di tali radiazioni è minima.
  • La TAC. Fornisce una serie di immagini tridimensionali, che riproducono molto chiaramente l'anatomia interna del corpo. 

Radiografia costole
È molto utile per escludere la presenza di una frattura. Infatti, permette di valutare non solo le ossa della gabbia toracica, ma anche lo stato di salute dei vasi sanguigni toracici, dei polmoni e degli organi addominali.
Basa il proprio funzionamento sull'utilizzo di quantitativi non trascurabili di radiazioni ionizzanti.
La risonanza magnetica nucleare (RMN). È un esame radiologico che prevede l'esposizione del paziente a campi magnetici del tutto innocui, senza bisogno di radiazioni ionizzanti nocive.
Come la TAC, è utile per valutare una vasta gamma di elementi: costole, vasi sanguigni passanti per il torace, polmoni e organi dell'addome.

 Trattamento 


La terapia che i medici adottano in caso di costola incrinata prevede riposo, applicazione di ghiaccio sulla zona dolorante e assunzione di farmaci antidolorifici.
Tra gli antidolorifici più usati, rientrano l'aspirina, i derivati dell'aspirina e l'ibuprofene.



L'IMPORTANZA DI RIDURRE IL DOLORE

Come anticipato, non riuscire a respirare profondamente predispone all'insorgenza di polmoniti e infezioni polmonari.
Quindi, le cure antidolorifiche hanno un'importanza terapeutica fondamentale: riducendo il dolore, consentono al paziente di respirare nuovamente in modo profondo, senza patire fastidi eccessivi.

giovedì 20 dicembre 2012

Diagnosi Lesione al Legamento Crociato Anteriore


Dentro l’articolazione del ginocchio ci sono due legamenti tra tibia e femore. Si chiamano legamenti crociati perché si incrociano al centro dell’articolazione e sono differenziati in legamento crociato anteriore (LCA) e legamento crociato posteriore (LCP).

Questi legamenti hanno la funzione di limitare il movimento di traslazione anteriore o posteriore della tibia rispetto al femore rispettivamente e formano il centro di rotazione del ginocchio, struttura basilare per garantire la stabilità dell’articolazione.

Il legamento crociato anteriore è una struttura soggetta a durissime sollecitazioni meccaniche nel corso dell’attività sportiva e i traumi che ne provocano la rottura sono nella maggioranza dei casi di tipo sportivo.

La lesione totale nei giovini e negli sportivi porta in genere alla terapia chirurgica. Nel caso in cui non si decida per la ricostruzione, si consiglia al paziente di cessare le attività sportive a più alto impatto. Il rischio principale nel continuare le attività sportive con una lesione totale del legamemento crociato anteriore non riparata è quello di accusare una serie di microtraumi distorsivi che producono invece lesioni a carico dei menischi e delle strutture legamentose periferiche, causando un'artrosi precoce del ginocchio.


Lesione del Legamento Crociato Anteriore (visualizzazione artroscopia)

La lesione del legamento crociato anteriore può infatti essere accompagnata a una lesione dei menischi, in particolare del menisco mediale. Di norma si tende ad effettuare la ricostruzione del legamento prima che si sviluppi una lesione degenerativa delle strutture meniscali.

Nel caso in cui la lesione del menisco addivenga in contemporanea con la lesione del legamento, durante l’intervento chirurgico di ricostruzione si compie anche l'operazione di riparazione del menisco lesionato (se possibile, la lesione meniscale viene suturata; se a causa del tipo di lesione questo non è possibile, viene portata innanzi una bonifica selettiva della porzione di menisco danneggiata).

Normalmente, una lesione traumatica del legamento crociato anteriore non richiede una terapia chirurgica d’urgenza (come una frattura), ma, al contrario, li protocolli consigliano di non intervenire su una articolazione sede di un importante processo flogistico in atto per evitare il rischio di fenomeni fibroaderenziali importanti nel post-operatorio, con possibilità di evoluzione in un’artrofibrosi.


DIAGNOSI
La diagnosi di lesione è soprattutto di tipo clinico, basata su un corretto esame obiettivo eseguito dallo specialista, che non può essere mai sostituito dai soli esami strumentali.

L’anamnesi è molto importante in quanto il paziente stesso espone la dinamica dell’incidente. La rottura del legamento crociato anteriore si osserva spesso durante una distorsione del ginocchio mentre il piede è inchiodato al suolo e il ginocchio effettua un movimento di torsione; nello stesso istante a livello del ginocchio si può percepire un "crack"; successivamente il ginocchio tende a gonfiarsi (a causa di versamento di liquido siero-ematico intrarticolare) e sorge un dolore di intensità variabile (in quanto determinato dalla presenza più o meno cospicua di versamento articolare). Dopo alcuni minuti tuttavia, se la lesione è isolata, la persona può  rialzarsi e camminare.

L’esame obiettivo consta di varie manovre cliniche. La “manovra di Lachman” conferma il sospetto diagnostico di lesione del legamento crociato anteriore. Altre manovre da utilizzare per confermare la diagnosi sono il “segno del cassetto anteriore”, che non è tuttavia sempre positivo nelle lesioni pure, ed il “Pivot-shift test”, che risulta però difficile da effettuare subito dopo il trauma per il subentrare della contrazione dovuta al dolore.


Quali sono gli esami strumentali più indicati?

L’esame radiografico del ginocchio serve a escludere eventuali lesioni ossee.
L'esame migliore è la risonanza magnetica nucleare e tale esame risulta definitivamente indispensabile nella valutazione definitiva di una lesione del legamento crociato anteriore.

lunedì 28 marzo 2011

Lesioni Tendinee

La "Tendinite" è una condizione che indica il tipo di infiammazione di un tendine: esso rappresenta una delle formazioni anatomiche che fungono da trasmettitori di forza dal muscolo all'osso.
I tendini, attraverso la giunzione osteo-tendinea e il tendine del muscolo, sono tra le ossa e i muscoli. Queste strutture sono molto robuste, in grado di far fronte a grandi forze.


E' vero che, da 30 anni di età, alterazioni degenerative iniziano a influenzare la loro elasticità, rendendoli più vulnerabili.
Le lesioni del tendine possono essere traumatica o atraumatica.
L'atraumatica (cioè, caratterizzata da un alterato metabolismo)è in primo luogo, meno frequente, e possono derivare da malattie metaboliche: insufficienza renale cronica, gotta, diabete. O da malattie infiammatorie croniche: artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico.
Le lesioni del tendine differiscono in rotture(completo, cioè di terzo grado, o parziale, che è, prima e seconda), sindromi da sovraccarico (tendiniti, tenosinoviti o tenovaginiti; tendinopatia inserzionale o tenoperiostiti (cioè l'infiammazione della giunzione tra tendine e osso); tendinosi (cioè, l'infiammazione cronica e degenerazione del tendine).
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La rottura del tendine si verifica quasi sempre a partire da un tendine degenerato ed è comune in atleti più anziani (oltre i 35 anni) di ritorno alle attività sportive dopo diversi anni di inattività. Non è escluso che possa capitare a non-atleti, anche a causa di una mossa brusca (ad es. scalino).
Gli sport più a rischio in questo senso sono il tennis, pallamano, pallacanestro, rugby, calcio, football americano e il salto in alto e lungo.
Si sente un "pop", (come un calcio) accompagnato da dolore intenso. Al tatto si evidenzia un "vuoto" insieme a gonfiore e lividi. Il tendine è interrotto e quindi si ha l'impossibilità di muovere l'arto interessato.
Le lesioni da sovraccarico, ancora una volta tipiche degli sport, sono causate da movimenti eccessivamente ripetuti (microtraumi), o attuati con troppa intensità. Ma possono anche essere il risultato di fattori intrinseci (difetti nella lunghezza o angolazione degli arti, squilibri posturali), o estrinseci (errori di attrezzature di formazione, attrezzature e / o sport non è ammissibile).
La lesione si presenta con un dolore acuto, o anche graduale e poi via via sempre più intenso.
Il dolore in questione di solito non si verifica a riposo, ma durante il movimento o la palpazione del tendine.
Non solo: per i tendini con guaina sinoviale, come quelli dei muscoli flessori ed estensori delle dita delle mani e dei piedi, è possibile sviluppare una tenosinovite, che oltre al dolore, potrebbe portare difficoltà di scorrimento del tendine nella sua guaina (un po 'come succede per i freni delle biciclette che scorrono all'interno dei cavi) e poi una sorta di "scatto".
Nella tendinopatia inserzionale (tenoperiostiti), tuttavia, il dolore è localizzato sulla giunzione tra il tendine e l'osso, è molto intenso e ha la tendenza a diventare cronica.


Questi casi sono ad esempio epicondilite (gomito del tennista), Achille tendinite, tendinopatia del rotuleo.
La terapia è molto importante perché, se l'infortunio al tendine è trascurato, maggiore è il rischio di incoraggiare un processo di degenerazione, che porterà ad una alterazione delle caratteristiche istologiche e ultrastrutturali del tendine (cioè una lendinosi).
In particolare, la terapia più indicata per tendinite atraumatica risisede nel trattamento di problemi fisici o fisiologici che sono alla radice del problema e che solo una attenta analisi, estesa a tutti gli organi, può mettere in evidenza.
A livello topico la Tecartyerapia o il aser a CO2 sono gli strumenti più utilizzati e con meno controindicazioni.
Nella fasi successive, si consideri un lavoro specifico di riabilitazione (mediante l'utilizzo di acqua, per le forme più gravi, si basa su attrezzature specifiche e con resistenza isocinetica elastica).
In presenza di una forma patologica abbastanza forte, può essere consigliabile sottoporsi ad un ossigeno-ozono terapia con particolari accorgimenti.
Inutile spesso l'assunzione di farmaci per via generale, così come l'applicazione di pomate locali, data la scarsa vascolarizzazione. L'applicazione di ghiaccio, comunque, ripetuta per tutta la giornata, fornisce un importante effetto antinfiammatorio.
Le rotture tendinee richiedono però, quasi sempre, una terapia chirurgica.

martedì 1 marzo 2011

Dolore alla Caviglia, come si cura, cosa fare

La caviglia ci fa male e/o è gonfia a causa di una distorsione oppure ci fa duole a stare in piedi e avvertiamo un improvviso senso d'instabilità? E' un male frequente perché è l'articolazione del nostro corpo più soggetta alle slogature. Qualsiasi sport che chiede degli arresti e ripartenze in successione come il basket, calcio, tennis e altri è alquanto stressante per le complesse articolazioni della caviglia, ma ci si può slogare la caviglia anche solo facendo jogging a passo molto moderato affrontando un semplice dislivello, provocando la rottura drastica dei legamenti interni o esterni che aiutano a tenere compatta tutta la struttura articolare della zona.

Se proviamo dolore alla caviglia dobbiamo subito accertarci che sia effettivamente da attribuire ad una distorsione; questo perché circa il 20% dei casi di rottura del tendine d'Achille vengono trascurati in quanto si pensa erroneamente che ci si sia procurati una semplice slogatura alla caviglia. Un metodo semplice ma che potrebbe essere anche doloroso per capire cosa ci si è davvero fatti è quello di sollevarsi delicatamente sulla punta dei piedi, se avvertiamo un dolore forte al polpaccio è facile che abbiamo il tendine d'achille rotto, altrimenti abbiamo preso una semplice storta.



Gradi della distorsione
Le possibili cause di dolore alle caviglie sono lesioni ossee, compressione di nervi, artrite, arcate dei piedi troppo accentuate o piatte, ma la distorsione alle caviglie è talmente diffusa da avere una graduatoria solo per se, eccola:

1 Grado Una distorsione di primo grado è lieve e non provoca subito dolore, potremmo non notare gonfiore sino a quando non ci togliamo le scarpe a fine partita o facciamo la doccia.

2 Grado Le distorsioni di secondo grado sono le più noiose anche se non sempre sono le più dolorose, queste distorsioni si gonfiano parecchio e subito. Si caratterizzano in una lesione parziale ed i legamenti spesso risultano tesi tanto da non riacquistare mai la compattezza originale e quindi una caviglia in questo stato non curata rischia di cedere in un secondo momento.
HashFlare 3 Grado Le distorsioni di terzo grado sono senz'altro le più dolorose, il vantaggio è che le prospettive di guarigione sono buone. Molto probabilmente abbiamo la caviglia livida, non si è quasi mai in grado di camminare e ci sembra che lì sia tutto rotto, ma indossando una cavigliera rigida per un certo periodo di tempo la guarigione normalmente è rapida e totale.


Come si cura - Terapia

Chiunque giochi agonisticamente sa che per trovare sollievo da una distorsione ci vuole riposo, ghiaccio, compressione ed elevazione; comunque non basta quasi mai fasciare la caviglia e metttere il ghiaccio per guarire. Per il riposo dipende dalla gravità dell'infortunio, potrebbero volerci tre giorni o quindici. Il ghiaccio dovrebbe essere avvolto in un panno e applicato per 15-20 minuti almeno 3 volte al giorno. Una buona compressione deve prevedere una fasciatura elastica alla caviglia non troppo stretta, con un tampone a diretto contatto con la parte infortunata. L'elevazione (mettere il piede in alto) serve a ridurre il gonfiore, quindi portare la caviglia ad una altezza superiore a quella del cuore.
Avete preso una storta? ecco cosa fare:

Evitiamo di togliere le scarpe Non togliamo le scarpe fin quando non saremo al prontosoccorso o a casa nostra , così preveniamo il gonfiore e senza dubbio miglioriamo i tempi di recupero, inoltre se tolta poi non potremo rimettercela proprio a causa del gonfiore.

Muoviamo il piede Se dopo qualche giorno il dolore e il gonfiore stanno passando, dobbiamo iniziare la riabilitazione della caviglia. Possiamo provare a fare brevi camminate, massaggi sulla caviglia stessa ed anche qualche lieve movimento, se il dolore si ripresenta interrompiamo subito le attività. Non bisogna mai esagerare con questi movimenti ma è necessario riprendere quanto prima a muovere l'articolazione, perché il piede rimane inattivo, maggiore sarà la cicatrizzazione dei tessuti, e quindi si allungheranno i tempi di recupero e la flessibilità potrebbe essere permanentemente compromessa.

Applichiamo del calore Dopo 3 o 4 giorni di applicazioni col ghiaccio se vediamo la situazione migliorata possiamo mettere una borsa d'acqua calda o un tampone caldo 15 minuti prima di fare gli esercizi di mobilitazione, così facendo si favorisce l'afflusso sanguigno e la si tiene più flessibile.

Cavigliera Dobbiamo uscire? Proviamo ad utilizzare una cavigliera ad aria o a silicone come usano gli atleti, all'inizio può dar fastidio, ma fornisce un buon supporto alla caviglia e evita altre distorsioni, si trovano in vendita nei negozi di articoli sanitari o via internet (provate i prodotti sporlastic).



Andiamo dal dottore Se non possiamo poggiare il piede a terra o se non riusciamo dopo una intera settimana a camminare normalmente è meglio fare una visita da un ortopedico, ricordate che la rottura del tendine d'achille è inveterata dopo quindici giorni, quindi andate a farvi visitare. La rottura inveterata del tendine di achille richiede la tenoraffia a cielo aperto, che è molto più complessa degli altri tipi di operazione, almeno come tipo di ferita. Consigliabile se si è fatta una prima lastra farne una seconda dopo 15 giorni perchè nella prima può non vedersi una possibile frattura. Attenzione ai lividi ed ai versamenti. Se c'è un livido viola / rosso, si è rotto un vaso e probabilmente anche un tendine.

martedì 16 novembre 2010

Come fasciare una slogatura o una lussatura, in generale

I bendaggi e le fasciature constano nell'avvolgere una parte del corpo con tessuti e garze allo scopo di proteggere le ferite dalle infezioni, di assorbire le secrezioni, di tamponare le emorragie o naturalmente di bloccare lussazioni, distorsioni e fratture.
Le fasciature vengono eseguite con fasce di varia larghezza a secondo della zona del corpo che può essere interessata.

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Fasciatura degli arti. Per fasciare una parte di un arto si usa la fasciatura a spirale. Dopo aver fatto due di giri di benda, si continua ad avvolgere la parte scalando, per ciascun giro, circa 1/3 della larghezza della benda, andandodall'alto verso il basso. Al termine, si compiono altri due giri e si fermail tutto con un cerotto o con una spilla da balia.
Le fasciature non devono mai essere troppo strette, frenano la circolazione venosa, ma nemmeno troppo larghe perché perdono ovviamente della loro efficacia.


Se la fasciatura include un'articolazione, gomito o ginocchio, si può continuare a scalare per immobilizzare la parte, oppure quando si è arrivati nell'incavo dell'articolazione si avvita la garza su se stessa per permettere la mobilità dell'articolazione.
Nella fasciatura di una mano (arto superiore), si parte dal polso, si scende a coprire il palmo e le dita, in modo obliquo, lasciando libero il pollice, e si risale nuovamente verso il polso dove poi si va a fissare. Anche per la caviglia (arto inferiore) si procede nello stesso modo.
Questa tipogia di fasciatura è adatta anche per il torace e l'addome.

martedì 2 novembre 2010

Come fasciare una caviglia slogata

Se volete avere un'idea di come intervenire rapidamente per fasciare una caviglia distorta, date un'occhiata qui:

How to Tape a Sprained Ankle —powered by eHow.com
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venerdì 22 ottobre 2010

Rottura Tendine Achille

Il tendine di achille si origina dalla fusione del muscolo gastrocnemio e del soleo, e si inserisce al livello dell a apofisi calcaneare posteriore. Serve per la spinta del piede. Gli sport che piu’ facilmente determinano la patologia, sono il calcio, il basket , la pallavolo, e l’atletica leggera. Tale lesione purtroppo non riguarda solo gli sportivi, ma viene evidenziata anche in soggetti non piu' giovanissimi . Colpisce di piùi maschi in un eta’ compresa tra i 25 e i 50 anni.
Bisogna distinguere:
Tendinopatia: dolore al tendine in seguito ad abuso o carico eccessivo funzionale dell’articolazione
Tendinosi: processo degenerativo che compromette il tendine
Tendinite: infiammazione acuta che interessa il peritenonio ( membrana che avvolge il tendine).



Da sottolineare che le rotture del tendine normalmente avvengono per una condizione passata di tendinosi, per cui è vitale valutare con attenzione le prime avvisaglie di dolore tendine0, per prevenire eventuali e dolorose lesioni
Si possono riconoscere in lesioni acute e lesioni degenerative. Possiamo quindi considerare:
-Rotture da traumi diretti (ferite da taglio, da punta…)
-Rotture traumatiche riflesse (frequenti in sport quali sci, atletica…)
-Rotture spontanee (patologie degenerative o da traumi reiterati anch’esse caratteristiche degli atleti). Nell’anziano, come già indicato la rottura avviene quasi sempre su piattaforma degenerativa.
Sintomi: mentre nel trauma acuto il paziente evidenzia di un evento traumatico con improvvisa percezione di colpo o morso associato a dolore, nelle fratture croniche,  può essere presente una storia di subdole e discrete algie al tendine associate ad un evento traumatico di modesta entità con sintomatologia più attenuata rispetto al trauma acuto. Il paziente spesso riferisce un malessere costante che si protrae da tempo. Una volta lesionato, nell’area tendinea, si evidenzia una sorta di avvallamento più o meno evidente, e una mancanza di continuità del profilo tendineo, il movimento attivo di articolarità del piede è ristretto, e il movimento articolare origina dolore , il paziente a volte però riesce a procedere in autonomia.
Diagnosi: di norma non è complicata, infatti alla palpazione retta del tendine con piede in dorsiflessione con paziente prono, si evidenzia l’avvallamento causato dalla rottura. Tuttavia l’edema, l’ecchimosi, e la poca partecipazione del paziente, non sempre aiutano nella diagnosi che può essere conclusa da un esame ecografico o uno studio RMN.
La flessione non sempre appare schiettamente alterata a causa della persistenza di alcune fibre e della guaina e per l’aiuto dato da altre forme muscolari quali il tibiale posteriore.
Utile può essere la manovra di Thompson: pinza mento e compressione del polpaccio con paziente prono e ginocchio flesso a novanta gradi quando il tendine è integro si dovrebbe evidenziare la dorsiflessione passiva del piede.
Le rotture parziali usuali nelle lesioni da taglio nelle lesioni subcutanee, possono risultare misconosciute in quei coincidenze (25%) di decorso mediale del tendine plantare
Raramente si accosta un esame rx, esso andrebbe sempre effettuato in caso di sospetta disinserzione del tendine dalla tuberosità calcaneare.
Terapia: il trattamento senza operare per quanto possibile con un lungo periodo di immobilizzazione, può determinare in rirotture, allungamenti del tendine, diminuzione della potenza flessoria, impotenza funzionale.
Per tale motivo spesso si suggerisce di intervenire chirurgicamente ed in tempi stretti, ove non sia possibile, è consigliabile un’immediata immobilizzazione con gesso e piede posto in flessione plantare. L’intervento è la tenoraffia, che può essere adempita con varie tecniche. Nei casi di perdita di forma, possono essere utilizzate come rinforzo, forme tendinee autologhe. Recentemente si effettua (dove possibile), una sutura percutanea con ingresso chirurgico minimo.
Il trattamento post-operatorio: si contraddistingue una prima fase con stivaletto gessato o tutore tipo rom walken con piede in lieve flessione plantare per circa quattro settimane, e una seconda nella quale si comincerà un trattamento fisioterapico di mobilizzazione passiva e attiva ricollegata ad una ginnastica in acqua. Lo scopo è quello di ridare una continuità funzionalmente efficace al tendine, senza generare tenaci fenomeni di fibrosi riparativa che potrebbero pregiudicare un’adeguata elasticità articolare. La ripresa allo sport dipende dalla disciplina effettuata, ma è consigliabile non prima dei 60 giorni.
E’ importante accentuare che il grado di flessione della tibio tarsica nelle immobilizzazioni, non dovrebbe mai essere imposta, ma dovrebbe essere quello in “equino gravitario”, ovvero la posizione di sollievo che il piede assume quando il paziente è seduto con le gambe pendenti.